[SUONO] [MUSICA] [MUSICA] Le acque erano una risorsa essenziale per i Fenici, una popolazione di naviganti che aveva bisogno di rifornirsi per continuare nei lunghi viaggi attraverso il Mediterraneo, e in questo Mozia era veramente uno dei luoghi più strategici di tutto il grande mare di mezzo. Infatti, in questa piccolissima isola protetta dallo Stagnone di Marsala, proprio a pochissimi metri, come vedete, dalla costa c'erano tre sorgenti di acqua dolce, e queste sorgenti furono per i Fenici una straordinaria risorsa per i loro viaggi e per la città che fondarono in quest'isola. Le acque sono state all'origine della fondazione di Mozia e, in particolare, avevano una valenza, come abbiamo visto, nel sacro. Il tempio quindi fu uno dei primi edifici costruiti nell'isola. Era inizialmente un ambiente molto semplice, una sola stanza con, da una parte, quello che viene chiamato il Sancta Sanctorum, cioè un ridotto, un ambiente più piccolo, più protetto, nel quale si trovava un altare, e accanto a questo altare un imbuto costruito con delle pietre che andava nel sottosuolo per effettuare delle libagioni, delle offerte rivolte agli dei sotterranei, cioè agli dei delle acque sotterranee, in particolare a Baal Addir, il signore potente che era adorato nell'area sacra del Kothon a Mozia. Ma il focus principale del tempio era probabilmente la sorgente di acqua dolce che alimentava il piccolo stagno lì vicino e il pozzo sacro. Quindi accanto a questo edificio vedete qui i confronti con la madrepatria, questo è il tempio di Sarepta, una città situata tra Sidone e Tiro dove è stato trovato un tempio molto simile a quello di Mozia. Quindi ci iscriviamo in una tradizione che risale anche a epoche più antiche, al secondo millennio, ma la cosa fondamentale non è soltanto lo spazio del tempio propriamente detto, ma è tutto ciò che è davanti al tempio, che viene usato dalla comunità per offerte, riti, ci sono anche un obelisco, dei betili, delle fosse per offerte appunto, riti a cui partecipa la comunità e ai quali prendono parte anche altre persone, cioè i naviganti e gli abitanti indigeni della Sicilia che vengono così coinvolti in un'azione rituale comune che diventa un momento d'incontro con le popolazioni locali e con gli altri popoli del Mediterraneo. Quindi la comunità di Mozia è plurale, e il tempio serve a questo scopo, e questo è un po' la caratteristica che vedremo dei Fenici. La stratigrafia di questo tempio infatti ha rivelato materiali che provengono da tutto il Mediterraneo, qui vedete questi esempi, sono degli askoi cioè delle brocchette sarde che provengono dalla cultura nuragica e che sono state offerte sicuramente in queste fosse al ritorno dal viaggio dalla Sardegna per ringraziare il dio Baal di avere protetto i naviganti fenici che avevano raggiunto le coste della grande isola sarda. Ecco, vedete da questo disegno si vede un po' quanto è complicata la stratigrafia di questo edificio perché, chiaramente, esso ha avuto una storia che è durata quattro secoli e ci sono quattro edifici sovrapposti uno sull'altro, e solo in alcuni punti abbiamo potuto raggiungere quello più antico che poi è stato ricostruito in quel disegno. Come vedete ci sono dei ritrovamenti molti importanti, come le fondazioni del muro principale nord nel quale è stato ritrovato il collo di questa brocchetta neck-ridge che è un altro elemento di datazione, oppure la comparsa anche qui delle prime importazioni greche assieme alle importazioni cipriote. Quindi, ancora, il tempio è un luogo dove vengono portate offerte da tutto il Mediterraneo sin dall'inizio. Mozia quindi unisce il culto delle acque alla capacità di coinvolgere tutti i popoli che si avvicendano nel suo approdo, in questo primo approdo moziese. Qui avete visto come delle urne di Mozia dipinte abbiano i loro confronti proprio nella madrepatria, con cui il rapporto resta quindi continuo anche perché, molto probabilmente, nuova gente continuava ad affluire nell'isola. Nel corso del primo secolo di vita, tra l'800 e il 700 a.C., Mozia crescerà fino ad arrivare a una popolazione di circa mille abitanti, ma questo anche grazie al continuo apporto di altre persone. Quindi qui vediamo l'ulteriore trasformazione dell'area sacra, quando il tempio viene finalmente costruito come una struttura complessa, trasformando in qualcosa di più ordinato quello spazio antistante, come dicevo, dove prima avvenivano i rituali, e soprattutto costruendo anche una sort of di banchina alla piscina sacra, alla vasca dell'acqua dolce. Qui vedete che il centro del luogo di culto erano anche queste tre stele erette, questo è uno dei più antichi esempi di questa tradizione dei Fenici, cioè la triade che rappresenta sia i tre principali astri della cultura semitica, cioè della religione semitica, il dio solare Shams, Shamash, il dio lunare, o comunque che viene rappresentato con la luna, cioè Baal, o Adad, e la dea Astarte, Venere. Quindi dei monumenti che non sono più iconici, cioè non rappresentano il dio col suo volto, la statua, il simulacro sarà solo dentro al tempio chiuso in una nicchia, mentre all'esterno si possono erigere queste stele, questi obelischi o questi betili che sono proprio il ricordo ed il simbolo della divinità. Un confronto molto importante per il tempio di Mozia, detto tempio C5, delle fasi 8-6, dell'area sacra zona C è dato da una scoperta recente del British Museum a Sidone, ancora la madrepatria che ritorna giustamente come modello per questi coloni che si erano insediati a Mozia. E qui vediamo dei dettagli, l'altare con una piccola stele davanti, e soprattutto una cosa interessante quest'istallazione che è stata ritrovata in un'escara, ossia una fossa costruita in terracotta nella quale venivano bruciati profumi, e abbiamo trovato anche un bruciaprofumi e i resti dell'incenso. Quindi noi sappiamo che la statua che si trovava su questo altare, che purtroppo è perduta, si tratta di statue di solito polimateriche costruite in legno, avorio, madreperla, pietre preziose, foglia d'oro, foglia d'argento, era adorata attraverso il rito di bruciare dei profumi davanti ad essa o delle resine profumate. In un altro settore sempre del tempio sono state invece trovate queste fosse con dentro dei metalli, questi metalli sono di solito piombo e ferro, sono delle scorie di metallo, non proprio il metallo propriamente detto, o il metallo abbandonato perché viene offerto in quanto rappresentazione di un minerale primigenio che viene sotterrato nella madre terra sempre come offerta al dio sotterraneo, a questo dio che poi farà sgorgare le acque che servono per la vita, ma che è anche un potente signore del mare per esempio, quindi serve molto ai naviganti che questo dio, che verrà identificato dai Greci con Poseidon, protegga i naviganti. Ancora, nella più recente costruzione di questo edificio, abbiamo trovato una favissa, cioè vedete questa struttura recintata da un muro ovale, in cui sono stati semplicemente gettati i resti di attività rituali. quindi offerte, ma anche vasi che per esempio erano stati usati nel tempio e bisognava semplicemente eliminare e non si potevano buttare così alla rinfusa, ma andavano sepolti in una favissa. E questi vasi sepolti nella favissa sono invece per noi una fonte di informazione notevole, tra le tante offerte una cosa molto interessante perché coincide con il profilo di questo dio che, come dicevo, è identificato con Poseidon, è il ritrovamento di un dinos, cioè di un frammento di parete di un vaso greco dove sono rappresentati dei cavalli, l'animale sacro di questa divinità. [SUONO] [VUOTO]