[SUONO] [MUSICA] [MUSICA] [MUSICA] La straordinaria invenzione degli abitanti di Mozia ripresa dal Levante sono queste scale. Apparentemente non hanno senso, perché si rivolgono verso il nemico, ma in realtà queste scale addossate ai grandi bastioni difensivi come la torre orientale impedivano l'accesso alle macchine da guerra alle porte di entrata delle città, perché le porte erano state realizzate, le piccole posterule, all'altezza del pianerottolo del cammino di ronda. Nessuna macchina poteva sbattere contro i cancelli di ingresso contro la porta stessa, perché avrebbe dovuto salire questi venti gradini che sono davanti a me. In cima alla prima rampa di scale si trovava un cancello di ferro, molto potente e alle spalle una porta di legno rivestita di bronzo, con questo sistema, con questa doppia chiusura era impossibile per i soldati nemici sfondare il cancello perché nello stesso momento in cui loro risalivano attaccando, dalla torre gli venivano lanciate addosso frecce, ma anche sassi o addirittura macine che noi abbiamo ritrovato negli scavi. Quindi per poter prendere Mozia, per poter conquistare una città così munita, e come Mozia tante altre, gli antichi dovettero inventare dei nuovi sistemi, che potremo comprendere meglio su quest'altro lato della torre. Mozia è uno dei pochi centri del Mediterraneo centrale di cui conosciamo bene il circuito murario, almeno per una parte del perimetro dell'isola e della città, ma è molto importante, perché noi siamo in grado, come mostra questa diapositiva di risalire all'indietro fino alla prima cinta muraria e quindi di studiare quando la comunità insediata sull'isola ha deciso di difendersi con le mura. La costruzione delle mura non è un fatto occasionale, ha un profondo significato, perché rappresenta una nuova concezione della città: la città non è più un emporio aperto, ma è qualcosa che deve essere ben delimitata e ben controllata, addirittura con un numero notevole di torri, si calcola almeno una trentina. Queste torri sono delle torri rettangolari lunghe circa 12 metri, con all'interno una coppia di vani quadrangolari e qui le vedete. Le mura inizialmente sono delle mura poco spesse, circa un metro e mezzo di spessore, ma nel corso dei secoli attraverso numerose ricostruzioni e ampliamenti raggiungeranno fino a cinque metri di spessore come il grande tratto che vedete ancora in questa diapositiva. All'interno dei vani delle mura gli scavi hanno permesso di raggiungere la necropoli più antica di Mozia, la necropoli preistorica, quella dei primi secoli di vita dell'insediamento che è stata raggiunta proprio perché le mura in un certo modo da un lato hanno distrutto tutto, dall'altro dove hanno costruito le torri sotto si sono salvati questi resti molto più antichi. Ma non è questa la cosa principale delle mura di Mozia, le mura di Mozia hanno quattro fasi costruttive, la fase più antica è quella con le torri rettangolari a due camere, la fase intermedia sono due, sono dei vari rifacimenti, qui vedete per esempio un tratto rettilineo di circa una ventina, ventuno ventidue metri che separa una torre dall'altra e c'è la caratteristica della seconda fase, queste piccole posterule, questi passaggi che qui vediamo proprio esattamente al centro della diapositiva, che tra l'altro è un modello tridimensionale, sono dei passaggi larghi circa un metro, non più di un metro, e in questi passaggi che qui vedete bloccati, con questi passaggi dai piccoli vicoli interni della città si poteva uscire sull'ampia spiaggia di Mozia, tuttavia come poi vedremo, vedete, questo era largo 97 centimetri, questo risultava però troppo pericoloso per la città, quindi a un certo punto, nel corso della storia di queste mura verso proprio la fine del VI secolo queste vengono chiuse con dei blocchi monolitici e si costruisce un nuovo sistema con degli ingressi che addirittura sono in cima a delle scalinate, quindi inaccessibili per esempio per le macchine da guerra, ovviamente nel momento in cui vengono costruite le mura la città prende completamente forma, vengono dettati percorsi urbani, viene soprattutto enfatizzato l'asse principale di Mozia, l'asse nord sud e quindi vengono monumentalizzate le porte e chiaramente le porte avranno poi una lunga vita nei successivi secoli, dal 590 fino al 397 a.C., alla fine della città, e qui vedete per esempio la porta nord e si distingue abbastanza bene dalla diapositiva in alto a sinistra la prima porta, il vero e proprio primo passaggio originale della città e successivamente invece l'ampliamento con un passaggio a due fornici, portato più avanti per estendere questo punto nevralgico, perché? Perché la porta era, come abbiamo già detto, il cuore della città, era il luogo dove si amministrava a volte anche la giustizia, dove avvenivano molti scambi, quindi non era soltanto un punto difensivo o di accesso, ma era qualche cosa di più, anche qualcosa di simbolico, perché ci sono dei templi, ci sono dei luoghi insomma che avevano una valenza sociale più ampia del semplice ingresso. Le mura di Mozia sono state indagate anche in un altro settore, che vedete, cioè un settore nord-occidentale, dove è stata trovata un'altra posterula, la posterula o porta nord-ovest, ma soprattutto dove la porta era affiancata da una grande fortezza. Questa fortezza è stata tutta scavata e anche pubblicata dalla Sapienza e rappresenta una importante fonte di informazione perché finalmente conosciamo come era fatto un forte, questo forte aveva un grande torrione quadrangolare di 12 metri di lato, poi un cortile principale con dentro una cisterna per rifornire le truppe di acqua e poi una serie di ambienti, di varie funzioni, anche per esempio, per conservare e produrre le armi e una piccola cappella, quindi vedremo un edificio molto multifunzionale, però con una planimetria abbastanza evidente, cioè per esempio caratterizzata dalla presenza di grandi scale, lì vedete anche una ricostruzione. Queste scale servivano per facilitare l'accesso alle mura rapidamente da parte dei soldati, spesso bisognava difendersi, correre sulle mura e c'è un sistema in modo tale che i soldati potessero salire e scendere sulle mura senza ostacolarsi, quindi in due direzioni opposte, velocemente attraverso delle scale completamente dritte, che quindi non avevano dei pianerottoli dove ci si poteva impicciare magari con le armi e con gli archi. E qui gli scavi hanno tra l'altro portato alla luce uno straordinario strato di crollo relativo al quarto secolo, quindi dopo la distruzione dionigiana di Mozia, ma molto importante perché mostra come Mozia aveva continuato comunque a ospitare edifici anche di un notevole interesse, probabilmente ancora una piccola piazzaforte e vedete che il repertorio della ceramica e degli altri oggetti è veramente ricchissimo, è stato veramente ricco e con un'aggiunta, un'ulteriore e forse inattesa scoperta, che è stata quella di un piccolo tempio dedicato alla dea Astarte che è stato trovato immediatamente accanto alla fortezza. Questo tempietto preesisteva alla fortezza, quando la fortezza è stata costruita, è stato rispettato, inserito come una sort of di piccola cappella, evidentemente era un edificio di culto popolare e i ritrovamenti hanno portato alla scoperta della testa di una statua simulacro divino, molto rovinata e invece di una vera e propria statua in terracotta della dea che tra l'altro appare panneggiata, qui vedete anche dettagli della stratigrafia, altri ritrovamenti, una vicenda un po' articolata in questo punto così panoramico dell'isola di questo piccolissimo luogo di culto che tra l'altro coincide nella sua planimetria con molti altri edifici di questo genere che si trovano sia nella madrepatria, che per esempio a Cartagine e in altri centri dell'Occidente. Anche i depositi votivi che sono degli scarichi di materiali sacri che arredavano il tempietto, che sono stati spostati, sono interessanti perché rappresentano un repertorio di immagini che era tipico della religione e della decorazione di Mozia in quell'epoca, cioè nella fase finale della sua vita. Sono state ritrovate anche le zampe probabilmente di una sfinge, perché due sfingi introducevano nella cella e dei piccoli altari in terracotta che imitano per esempio il gruppo scultoreo che decorava la porta principale della città. Addirittura sono stati trovati a Mozia degli stampi per produrre queste arule che sono state ritrovate nel piccolo sacello di Astarte, della fortezza occidentale, ma certamente il ritrovamento più interessante, anche se non è quello esteticamente più bello, è la testa del simulacro della dea, perché questo mostra come l'iconografia di Astarte si era ormai standardizzata, prendendo come esempio quella della dea Iside egiziana, e un po' adattandolo al gusto fenicio, e quindi la dea veniva rappresentata con questa esatta acconciatura che vedete, come mostra anche la statua di bronzo dal santuario del Carambolo di Siviglia, Astarte di Siviglia in Spagna. Al centro della fortezza, come dicevo, c'era una cisterna, questa cisterna ha una tecnica costruttiva particolare, come vedete, con delle lastre molto ben lavorate, dei conci curvi, poi soppiantata da un pozzo quadrangolare. L'occupazione di questo punto dell'isola durerà fino a tutto il IV secolo e continuiamo ad avere degli esempi eccezionali di ceramica greca che continua a imitare le forme fenicie pure nel linguaggio della vernice nera, cioè la ceramica più caratteristica della cultura greca. Questa capacità di Mozia di essere mista era stata la sua ricchezza e la importanza di Astarte in tutto questo periodo è notevole, come si vede da questi ritrovamenti. Queste spettacolari torri, di dimensioni enormi, proteggevano la città nei suoi angoli, erano dei bastioni aggettanti dal muro principale, spesso cinque metri e due, con una larghezza di 12 metri, ma anche un'altezza di 12 metri, quindi immaginate questi cubi che in avanti portavano i soldati a proteggere un tratto di mura di 300 metri, che era la gettata di loro archi, delle loro frecce. Nonostante questi impressionanti sistemi difensivi con dei basamenti che raggiungevano anche otto metri di pietra, nonostante tutto questo, gli attaccanti riuscirono a realizzare delle opere apposta per l'assedio, che erano delle torri ancora più alte, montate su delle ruote, che si potevano avvicinare grazie a dei terrapieni che in questo caso fece costruire Dionigi di Siracusa per arrivare a una tale distanza da poter inondare letteralmente le mura con lanci di fuoco greco, di catapulte e anche con una miriade di frecce. Archeologicamente parlando è veramente impressionante, quando scaviamo lungo le mura, all'interno delle mura possiamo trovare anche centinaia di punte di frecce, sono delle punte di frecce di bronzo, le vedremo al museo, piccolissime, ma micidiali, veramente letali. Queste punte di frecce infatti hanno la forma della punta di una piramide e hanno delle piccole alette che rendevano impossibile estrarre la punta dal corpo delle persone che venivano colpite. In aggiunta c'erano anche dei giavellotti più grandi che servivano per forare le armature o anche i rivestimenti di cuoio con cui usavano difendersi i soldati cartaginesi e di Mozia. Quindi una struttura apparentemente inconquistabile che in realtà fu presa, e la distruzione finale fu tragica, perché la città non si riprese più. [SUONO] [VUOTO]