Il tema di cui vi parlerò è la gestione dello stress nello smart working. Molti di noi che hanno iniziato a lavorare in smart working forse avevano sottovalutato l'impatto dal punto di vista dei cambiamenti e della gestione di questi cambiamenti. Tenete in considerazione che biologicamente per il nostro corpo qualunque cosa si modifichi attorno a noi è una fonte di stress più o meno importante, che ha un impatto più o meno rilevante, ma in ogni caso richiede un adattamento. Provate semplicemente a pensare a cosa accade quando cambiano le temperature: si avvicina l'estate, arrivano 25 gradi, 27 gradi, e iniziamo a sentire moltissimo caldo, soprattutto se questo avviene in modo repentino da una settimana all'altra. Poche settimane dopo, in realtà 27 gradi ci sembreranno una temperatura ideale e anzi riusciremmo a resistere anche a molti gradi in più. Quello che accade è che il nostro corpo si è semplicemente adattato. Perfetto. Lo stesso identico processo avviene anche nella nostra mente. L'unico fattore però che gioca diversamente è il funzionamento del cervello. Il nostro cervello per questioni di sopravvivenza lavora per abitudini. Considerate che è la parte che sfrutta, che brucia più energia in assoluto di tutto il nostro corpo e di conseguenza le abitudini sono la strategia adottata per ridurre il più possibile il consumo energetico. Immaginate se ogni mattina quando vi alzate doveste ricominciare ad imparare come allacciarvi le scarpe. Sarebbe ovviamente un consumo energetico assolutamente sprecato. Le abitudini quindi sono delle grandi alleate, ma d'altro canto possono essere anche delle fonti di resistenza. Per venire quindi al tema dello smart working, stiamo dicendo che nel nostro cervello il vivere l'ambiente casalingo è associato probabilmente a relax, a spazio personale, a hobby e a tutto ciò che in qualche misura non ha nulla a che fare con il lavoro, o meglio, abbiamo sempre permesso noi e deciso noi volontariamente se e quando fare entrare il lavoro. Anzi, molti di noi hanno definito delle regole molto chiare per separare il lavoro dalla vita privata, e oggi invece ci ritroviamo a rimettere, a rimescolare le carte e rimettere insieme questi due spazi. Ovviamente, una parte del nostro cervello, la parte razionale, sarà predisposta perché avrà scelto questa modalità, ma tutta la parte istintiva e inconscia potrebbe porre delle resistenze, e come le misuriamo? Beh, innanzitutto se fino a poco tempo fa la sala era lo spazio che magari dedicavamo all'ascolto della musica, oggi invece allestire la postazione di lavoro significa che quando mi appresterò a lavorare, una parte della mia mente ricorderà che quello è lo spazio musica, e quindi molto probabilmente potrei distrarmi e ritornare a concentrarmi mi richiederà un certo tipo di sforzo energetico. Allora, vediamo come funzionano le abitudini. Fino a qui abbiamo spiegato che sono una strategia della mente. Quello che non vi ho ancora detto, è che per andare a modificare un'abitudine dobbiamo trovare un premio molto importante. Se la sala fino a poco tempo fa era solo lo spazio musica, oggi arrivare a fare il compromesso e vedere lo spazio sala anche come un ambiente di lavoro deve portarci un grande vantaggio. È un po' come se dovessimo fare una negoziazione interna. In più tenete in considerazione che c'è un'ulteriore variabile: quanto più quell'abitudine si è radicata da molti anni nella nostra mente, tanto più sarà difficile modificarla. L'esempio che faccio sempre io è quello di paragonare un'abitudine consolidata con un'autostrada a sei corsie. Arriviamo al casello, entriamo in autostrada, la percorriamo velocemente e ormai siamo talmente abituati a percorrere quella strada che non facciamo più caso a nulla. Bene, costruire una nuova abitudine significa che arriviamo al casello e ci viene chiesto di scendere dall'auto, di voltarci, vedere una montagna con un boschetto e di disboscare e di costruire una nuova strada. È chiaro che per fare questo cambiamento, per fare questo sforzo, ci dev'essere un premio molto importante. D'altro canto però, questo premio deve essere anche ricordato sistematicamente perché io potrei anche costruire questa nuova strada, potrei anche percorrerla per qualche giorno, il problema è che quando ci saranno altri elementi di stress che mi metteranno sotto pressione, nel momento in cui arriverò al casello, la tentazione di entrare nell'autostrada sarà altissima, e la prima volta in cui prenderò di nuovo quell'autostrada a sei corsie, andrò a cancellare la nuova abitudine. Pian piano ritornerò verso comportamenti precedenti. Quindi, se tutto questo è il percorso tradizionale ciò che dobbiamo fare oggi è ricordarci di quali sono i vantaggi che abbiamo ottenuto dal lavorare in smart working. Se lo abbiamo impostato bene e quindi lavoriamo per obiettivi significa anche che abbiamo la possibilità di giocarci una buona flessibilità dal punto di vista organizzativo del tempo. Inoltre questo significa che potremmo anche ritagliarci nell'arco della giornata degli spazi al di fuori dalle ore di lavoro da dedicare ad altre attività che non potevamo fare in precedenza. Il mio consiglio da questo punto di vista quindi è: crearsi una lista di tutti i vantaggi che ci hanno portato a scegliere di fare lo smart working e di posizionarla vicino alla nostra postazione di lavoro in modo tale che quotidianamente, in qualunque momento in cui la distrazione sia dietro l'angolo o la voglia di fare qualcos'altro si presenti, abbiamo ben presente invece quali sono i vantaggi che abbiamo scelto. Per darvi alcuni elementi che giocano contro di noi, al di là delle abitudini legate all'ambiente fisico, come vi ho detto nell'esempio, ovviamente dobbiamo instaurare delle nuove abitudini anche nella relazione con le persone con cui conviviamo, e se abitiamo vicino ai genitori spiegare loro che essere fisicamente presenti a casa non significa essere sistematicamente disponibili. E allora, anche qui, dobbiamo aiutare loro a crearsi le nuove abitudini. Non è sufficiente dire: "Ho bisogno del mio spazio. Non puoi entrare in questi orari". Quale sarà il vantaggio per loro? Se abbiamo capito come funziona il meccanismo, siamo pronti per impostare positivamente la nostra esperienza di smart working.